mercoledì 23 febbraio 2011

4 - Un progetto...

Affrontare questo quarto POST, confesso, mi sta mettendo in difficoltà. I concetti che voglio esprimere sono parecchi e  da un  lato mi risulta arduo sintetizzarli e, dall'altro, temo di non riuscire ad esporli in maniera sufficentemente chiara rischiando, in tal modo, di essere frainteso.

Provo comunque a scrivere ciò che ho in mente pregandovi, qualora ci fosse qualche argomento poco comprensibile, di segnalarmelo. Cercherò di spiegarmi meglio.

Inizio mettendo in chiaro che la mia, a prima vista, potrà sembrare una proposta utopica. Me ne rendo perfettamente conto!
Credo di conoscere il basket cittadino quel tanto che basta per capire che determinate idee sono destinate a sbattere contro i soliti ostacoli (campanilismo, rivalità personali, scarsa fiducia tra i vari soggetti, ecc...).
Sono però altrettanto convinto del fatto che il particolare momento "storico" della nostra Pallacanestro, ci obblighi, da appassionati del basket vicentino, ad un repentino salto di qualità nel modo di intendere il nostro sport.

Innanzitutto mi preme chiarire quali sono, a mio avviso, gli obiettivi da raggiungere o, in altre parole, cosa intendo quando parlo di migliorare la situazione della Pallacanestro in città.
Già nei POST precedenti, avevo individuato 4 aspetti del nostro Basket  quali inequivocabili indicatori di crisi. Li riassumo:

1 - Numero delle società operanti in citta.
2 - Numero delle squadre cittadine (senior e giovanili) iscritte ai vari campionati e tornei.
3 - Numero delle squadre giovanili iscritte a campionati regionali open e d'eccellenza.
4 - Mancanza di una squadra senior partecipante ad un campionato di  buon livello.
L'obiettivo da raggiungere è, molto semplicemente, colmare queste lacune.

In una delle "10 domande" chiedevo se esiste all'orizzonte una realtà che si sta strutturando per proporsi quale traino per l'intero movimento.
Non so rispondere a questo quesito, ma sono convinto di una cosa: per diventare il punto di riferimento in città e raggiungere, quindi, gli obiettivi sopra esposti,  è necessario che all'interno dell'associazione operi almeno una figura professionistica.
So che la mia affermazione potrà far storcere il naso a qualcuno, ma tutti gli esempi a noi vicini (Reyer a Venezia, Benetton a Treviso, Virtus e Petrarca a Padova, Scaligera a Verona e, perchè no, Marostica nella nostra provincia) non fanno che avvalorare quanto dico.

Poi si può discutere se i metodi usati da queste grosse società per raggiungere i loro obiettivi siano  sempre corretti verso le piccole realtà, ma  il fatto che, in un modo o nell'altro, riescono ad arrivare al risultato prefissato rimane fuori discussione.
Per quel che ne so, a Vicenza oggi non vi è nessuna società in grado di emulare gli esempi sopra descritti.
Ma allora, se a Vicenza non c'è nessun sodalizio di questo tipo, siamo destinati a rimanere la cenerentola del Veneto?


A mio avviso no, la strada alternativa c'è e si chiama COLLABORAZIONE.
Innazitutto è necessario individuare i tre punti cardine da cui partire:

1 - Piena CONSAPEVOLEZZA della situazione in cui versa attualmente la nostra Pallacanestro.
2 - Estremo REALISMO ed ONESTA' nel valutare quello che ogni singola società e/o persona operante in città può offrire al movimento cestistico.
3 - Predisposizione al DIALOGO. Sincero, trasparente e con un solo obiettivo: migliorare il nostro Basket!

Solo quando saranno ben chiari e condivisi questi 3 punti si potrà tentare di costruire qualcosa di importante.
Le prime domande che mi sono posto sono state: A cosa dobbiamo dare la precedenza?  Da dove si deve cominciare a ragionare? Dalle risorse economiche? Dall'individuare persone in grado di gestire la situazione dal punto di vista "dirigenziale"? Servono più allenatori capaci per cominciare costruire qualche gruppo interessante? Oppure cos'altro?
Alla fine sono giunto alla conclusione che, ragionando in questo modo, non se ne va fuori. E' un po' come discutere se è nato prima l'uovo o la gallina.
Per superare l'impasse è necessario affrontare la questione da un altro punto di vista. Pratico!

Il percorso che suggerisco è questo:

DIALOGO. E' l'indispensabile base di partenza. Tutte le società vicentine devono sedersi attorno ad un tavolo e confrontarsi. L'obiettivo comune (lo sottolineo e ribadisco con forza) deve essere quello di migliorare la qualità della nostra Pallacanestro. In fondo, se ci pensate, l'equazione a favore delle associazioni è semplice: contribuisco a migliorare l'intero movimento, per migliorare me stesso.

RECLUTAMENTO. Una volta innescato il DIALOGO la priorità diventa, senza ombra di dubbio, il RECLUTAMENTO
E' l'argomento preciso, pratico e naturale  da cui deve ripartire la nostra pallacanestro.
A Vicenza ci sono persone e società che lavorano benissimo nel minibasket. Leggevo tempo fa sul sito dell'Araceli dell'ottimo lavoro che sta facendo Sandro Sinigaglia con il loro centro minibasket, conosco personalmente la qualità e l'entusiasmo di Paolo Palucci con i suoi "Vicenza Reds", il "San Giuseppe" amplia di anno in anno il numero dei bambini iscritti, e se mi son dimenticato di qualche altra importante realtà me ne scuso.
Ebbene, questa deve essere la linfa di cui si deve nutrire la Pallacanestro cittadina per acquisire nuova energia.
E' però indispensabile affidare questo importantissimo compito a chi ha le qualità tecniche, le capacità organizzative e l'esperienza, per farlo. Solo in questo modo si potrà coinvolgere un numero sempre più vasto di bambini consolidando le fondamenta del nostro movimento.
Voglio essere chiaro e diretto: chi non ha le risorse e possibilità per fare un lavoro serio di reclutamento non deve accontentarsi di allestire qualche gruppetto formato magari da 15 bambini di 3 o 4 annate diverse, ma deve avere l'umiltà di chiedere aiuto a chi questa attività è in grado di svolgerla in maniera professionale.
Badate bene, qui non stiamo parlando della quota in più o in meno, qui si sta discutendo del futuro della Pallacanestro a Vicenza.

SETTORI GIOVANILI. Come dicevo a Gianluca Rappo, in risposta ad un suo commento, sono convinto che la qualità del settore giovanile sia fondamentale per la crescita di tutto il movimento.
E' importante perciò  potenziare il movimento giovanile sia dal punto quantitativo (non dobbiamo lasciar per strada nemmeno un bambino), sia qualitativo (dobbiamo permettere ai ragazzini che ne hanno le qualità di confrontarsi con i più forti).
Tornando alla mia proposta, quindi, finito il minibasket (dalla categoria under13 in avanti) entrano in gioco le singole associazioni sportive che, grazie al lavoro dei rispettivi centri minibasket, si troveranno dei gruppi formati da un buon numero di ragazzini ma con qualità fisiche e tecniche disomogenee.
Ecco (qui mi pioveranno addosso le critiche) già da questa età le varie società cittadine (tramite i loro referenti tecnici) dovrebbero essere in grado di accordarsi  per  formare gruppi subito competitivi.
La necessità di selezionare già a questa eta' deriva dal fatto che, pur non avendo il torneo under13  un campionato regionale, la categoria permette alle prime 3 squadre della provincia di acquisire i diritti  per il successivo campionato under14 open.
Mi faccio (e rispondo) alcune critiche che il mio ragionamento potrebbe sollevare:
1 - Sono bambini. E' troppo presto per fare selezioni.
R - Forse è vero ma, d'altronde, i regolamenti (quindi la FIP) indirizzano verso queste scelte.
2 - E' possibile esprimere un giudizio sulle potenzialità tecniche e fisiche di un bambino di 12/13 anni?
R - In maniera definitiva certamente no. Ma tutti i ragazzi delle varie annate devono essere monitorati costantemente dai referenti tecnici. I gruppi non devono assolutamente essere granitici, ogni anno ci si confronterà per valutare come si stanno evolvendo i ragazzi e le squadre.
3 - E chi non è inserito nel gruppo dei "big"? Non c'e' il rischio che si senta messo da parte, escluso e, quindi, si disinamori del basket?
R - E' un rischio reale. Per evitarlo, a mio avviso, si deve innanzitutto dimostrare  il massimo rispetto per ogni squadra e per ogni ragazzino. Qualche mia idea a proposito:
a) Sui 3/4 allenamenti a settimana,  uno può essere svolto mescolando i gruppi (per lavorare ad esempio su uno specifico fondamentale).
b) Partecipare a tornei con gruppi misti.
c) Gli allenatori e dirigenti assistono alle partite di tutti i gruppi.
d) L'allenatore della squadra "big" tiene qualche seduta di allenamento anche con gli altri gruppi.
Sono solo degli esempi, ovviamente, ma vogliono dimostrare che, con la buona volontà, i metodi per coinvolgere tutti i ragazzini si trovano.  E' importante che il messaggio trasmesso ai bambini e alle famiglie sia di appartenenza ad un progetto più vasto ed importante della propria squadretta.
4 - Ma con che società giocano i ragazzi?
R - Si puo' scegliere, ad esempio, una rotazione annuale tra le società che aderiscono all'iniziativa. Sono 3 società che aderiscono al progetto? Ogni 3 anni toccherà  ad una di queste associazioni avere il proprio gruppo di vertice.
5 - I genitori non vogliono portare i loro figli in giro per la città.
R - Se i genitori sono consapevoli che  i loro figli  fanno un'attività seria, gestita da istruttori capaci ed organizzata al meglio, li porteranno  in capo al mondo. Su questo ci metto la mano sul fuoco.

L'esempio dell'UNDER13, ovviamente, verrà "fotocopiato"  anno dopo anno fino all'under19.

Sono convinto  che le inevitabili ma fisiologiche difficoltà che un progetto del genere comporta, andranno via via scemando con il passare degli anni; questo perchè ragazzi e famiglie si abitueranno al metodo ed impareranno ad apprezzare il lavoro delle società e lo spirito della collaborazione.

PRIME SQUADRE - Arriverà il momento in cui, un numero cospicuo di ragazzi, raggiungerà l'età senior e dovrà affacciarsi alle cosiddette "prime squadre".
Che si fa? Chi si assume l'onore (ma anche l'onere) di gestire la squadra di punta?
Ci sono secondo me 2 soluzioni.
La prima, più diplomatica, potrebbe essere quella di creare (quando se ne presenterà la necessità) una nuova società per far giocare un campionato di vertice a questi ragazzi.
Sarebbe un mero "contenitore", alla cui realizzazione dovrebbero partecipare tutte le associazioni del progetto.
Dal punto di vista burocratico temo che questa soluzione non sia tanto agevole per una infinità di questioni (mi salta in mente, ad esempio,  l'obbligo del settore giovanile). Ci sarà certamente qualcuno in grado di spiegarmi se questa è una ipotesi che ha senso o, al contrario, è totalmente irrealizzabile. Attendo notizie.
In tutta sincerità credo però che, molto più semplicemente, i ragazzi migliori potrebbero giocare con una qualsiasi delle società che aderiscono alla collaborazione. Chiaramente quella che ta disputando il miglior campionato. In tal modo non si sarebbe costretti ad aspettare molti anni (o spendere soldi per l'acquisizione di diritti) per raggiungere buoni livelli di categoria.
Immaginate per un attimo un meccanismo oliato con società che collaborano concretamente ed  hanno i propri gruppi giovanili importanti. Pensate veramente che in uno scenario del genere sia rilevante se la squadra di punta si chiama Araceli o Argine o Pinco Pallino ? Io penso che non abbia alcuna importanza.
Qualunque sia la soluzione adottata,comunque, è altresì importante che ogni singola associazione continui con la propria prima squadra (prima divisione, promozione, serie D). Solo così si potrà offrire a tutti i ragazzi del settore giovanile, la possibilità di proseguire con la loro passione. Ricordatevi che giocatori mediocri possono sempre diventare ottimi allenatori, dirigenti, arbitri ecc....

Sono partito dal parquet, dai ragazzi, dalle  squadre, cioè dalla pallacanestro giocata.
Devo ora avventurarmi nella parte che potremmo definire "organizzativa" della questione. La materia cioè di cui, generalmente, si occupano i dirigenti.
Come potrebbe affrontare i mille problemi che affliggono quotidianamente le società sportive un movimento del genere? Palestre, risorse economiche, reperimento di  allenatori e dirigenti , rapporti con Federazione e istituzioni sono questioni che potrebbero essere semplificate da un serio rapporto di collaborazione tra società sportive?
Non ho mai fatto il dirigente e, quindi, non ho difficoltà ad ammettere che in questo campo mi muovo con più difficoltà. Voglio tuttavia lasciare qualche input nella speranza, come al solito, che il BLOG faccia da sponda per rilanciare i ragionamenti.

Pertanto, pur correndo il rischio di passare ancora una volta per visionario, inizio con l'affermare che , attraverso il DIALOGO - serio e trasparente - di cui parlavo prima, c'e' la reale possibilità che si inneschi un effetto a cascata a beneficio anche dell'aspetto organizzativo dell'iniziativa.

Alcuni esempi:

PALESTRE - Ipotizzate che, il prossimo anno, di fronte all'assessore allo sport Nicolai non si sieda il singolo presidente di società, ma tutti i presidenti - assieme - presentando un progetto comune ed importante per Vicenza.
Pensate che, anche alla luce di quello che sta avvenendo oggi in città, non ci sarebbe da parte dell'amministrazione la  volontà di agevolare in ogni modo una tale proposta? Io sono convinto di si.
Vi è poi un altro aspetto da considerare che è quello della distribuzione sul territorio. Allargando con questo progetto il bacino d'utenza (non più il quartiere o zona ma l'intera città), ci sarebbe la possibilità di accedere ad impianti prima nemmeno considerati od utilizzati. Faccio nuovamente un esempio per spiegarmi meglio: se L'Araceli fa eccellenza under17 con ragazzi provenienti da tutta Vicenza, e questo è frutto di un accordo con altre società cittadine (che contribuiscono al gruppo con i loro ragazzi), perchè quella squadra, pur chiamandosi Araceli, non può utilizzare uno spazio di palestra ai Ferrovieri?

ALLENATORI - Anche in questo caso le dinamiche createsi attorno al movimento contribuirebbero a far interessare al progetto nuovi allenatori, magari giovani, stuzzicati dall'idea di poter far parte di una nuova ed importante realtà.
Sarebbe comunque indispensabile, anche per dare un senso di uniformità al lavoro svolto dalle società , individuare una o più figure in grado di svolgere il ruolo di referenti/responsabili tecnici. I compiti assegnati a tali istruttori spazierebbero dall'organizzare riunioni tecniche a tenere sedute di allenamento con i vari gruppi, ma anche controllare la qualità del lavoro (e per qualità intendo sia tecnica che comportamentale) assistendo agli allenamenti dei singoli coach. Sembra facile ma non lo è, soprattutto perchè gli istruttori chiamati a svolgere questo ruolo devono avere un elevato tasso di conoscenza tecnica, rispettabilità ed esperienza da spendere. Non faccio nomi e cognomi, ci mancherebbe, ma sono sicuro che a Vicenza, attualmente, stanno allenando persone che queste caratteristiche le possiedono.


DIRIGENTI – Quella del dirigente è, a detta di molti, la figura di cui il nostro basket è più carente. Non è facile trovare persone che uniscano capacità organizzative, relazioni importanti con il mondo economico, e una conoscenza profonda del nostro sport tale da permettergli di interloquire validamente con tecnici preparati.
Voglio pero' ancora una volta essere ottimista. Innanzitutto è indispensabile premettere che, anche solo appoggiando un progetto di questa portata, i nostri dirigenti dimostrerebbero una lungimiranza non comune e, in un contesto più gratificante, sarebbero spinti ad accrescere le loro capacità dirigenziali.
In un ottica di collaborazione reale, poi, il DIALOGO continuo tra i dirigenti delle singole società tornerebbe ad essere di primaria importanza. Unendo le forze, il problema di uno diventa il problema di tutti ma, di conseguenza, lavorare per risolverlo porterebbe giovamenti a tutto il "pool" di associazioni.
A parte questo, sono ancora una volta spinto a credere che, tra i benefici  che un tale movimento  cittadino si potrebbe portare in dote, ci sarebbe sicuramente la maggior possibilità di incrociare persone con le necessarie competenze per svolgere funzioni di dirigente.

RISORSE ECONOMICHE – C'è poco da dire, qui non è facile essere ottimisti. E' sempre stato difficile reperire risorse ma, al giorno d'oggi, attanagliati da una profonda crisi che sta rodendo la nostra economia è ancora più arduo.
Certo, potrei dire che ampliando il numero degli iscritti di ogni singolo sodalizio il monte quote aumenterebbe di conseguenza. Mi rendo conto però che, le sole quote, bastano appena a pagare  le palestre.
Mi vengono in mente anche altri fattori come i prestiti di giocatori, le quote di addestramento, elementi magari fino ad ora irrilevanti per le piccole realtà alle quali non capita spesso di allenare giocatori "importanti".
A mio avviso, comunque, quello che ci può e deve dare speranza è la consapevolezza che un progetto di tale portata, avviato concretamente, è in grado di innescare meccanismi fino ad ora sconosciuti alle piccole società e, si spera, coinvolgere imprenditori attirati dalla bontà dell'iniziativa.

Come scrivevo all'inizio i concetti sono molti, alcuni ho tentato di esprimerli altri sono rimasti "incastrati" tra il cervello e la tastiera. Mi auguro ci siano occasioni per discuterne con chi, in qualche modo, è incuriosito dalle mie idee. Sono però sicuro che molti appassionati come me hanno ben chiaro cosa significherebbe per la Pallacanestro della nostra città la realizzazione di un progetto del genere. Partite di settore giovanile esaltanti, palestre invase dai ragazzi, fermento e scambio di idee tra allenatori, palazzetti pieni per vedere sia la squadra di vertice sia le altre realtà cittadine.
Gli ostacoli ci sono, sono tanti, ed è inutile negarlo. Lo sforzo mentale ed organizzativo per partire sarebbe notevole, ma provare in fondo non costa nulla.
Basta sedersi attorno ad un tavolo, stringersi la mano ed iniziare a DIALOGARE.

E' la PALLACANESTRO di VICENZA a chiedercelo.

4 commenti:

  1. Intanto ti faccio i complimenti per come ti sta prendendo e ti stai prendendo a cuore la realtà vicentina, e questo accresce la stima nei tuoi confronti che già ho.... Rispondo ancora io (Gianluca Rappo) pur non essendo del Comune ma limitrofo. Secondo me lo scambio a rotazione, ecc è purtroppo troppo complicato e rischioso di confusione nei giocatori e genitori. Vedrei bene una selezione provinciale delle varie categorie cui associare una nuova Società (magari potrebbe essere in qualche modo "proprietà" della FIP provinciale) con magari all'interno come consiglieri rappresentanti delle varie realtà vicentine, e questa società dovrebbe essere il traino, per ora solo a livello giovanile, e la "mira" cui aspirare da parte dei ragazzi, vista quasi come convocazione alla "nazionale" di Vicenza! Un po' c'è già la selezione in alcune categorie, ma è a libero arbitrio di chi vuole mandare i ragazzi, rischiando di farli allenare da qualcuno che poi li convince a farseli propri e quindi spesso non si mandano i ragazzi alle selezioni per tale motivo. Chi fa parte di questa nuova società insomma dovrebbe andare nei vari campi di gioco a visionare i ragazzi, in allenamento o in partita, fare gli osservatori in qualche modo. Attenzione sempre che il rischio per le piccole è che se si prendono più ragazzini da un gruppo, si rischia di farlo morire, quindi badando bene a questo. Questa secondo me potrebbe essere proposta percorribile, io ne discuterei e sarei d'accordo, il resto mi pare un po' bello sulla carta (sul video in questo caso...) ma poco percorribile.

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  2. Ciao Gianluca intanto grazie per aver avuto la pazienza di leggere il mio POST in formato "discorso di Fidel Castro" ;-)
    Capisco quello che vuoi dire, ma quello che io chiedo è se fare un passo avanti è proprio impossibile. Togliere la patina, smetterla di pensare all'orticello.
    Tu parli di "rischi x le piccole". Ma chi sono oggi, Gianluca, le grandi a Vicenza?
    Ti ricordi i 4 punti che ho indicato nel post? Quale società oggi ha i mezzi per raggiungere quegli obiettivi?
    Io temo che siamo tutti piccoli, ci sarà sicuramente chi è strutturato meglio chi peggio ma alla fine un discorso di massima qualità nessuno è in grado di portarlo avanti.
    Attenzione: non è detto che questo sia un problema! Potrebbe essere anche una risorsa.
    Infine ti devo confessare che, più ci penso e meno mi sembra percorribile la proposta della nuova società "super partes".
    Posso ovviamente sbagliare ma una soluzione del genere implica quanto meno due conseguenze: 1) uno sforzo dirigenziale ancora maggiore delle società aderenti, 2) che la nuova società catalizzi risorse e persone togliendo l'aria alle società di partenza. E, allora, torneremmo al punto di partenza.
    Ciao

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  3. C'era una volta il VBG...E' così che voglio iniziare il mio contributo all'argomento di questo blog. Eh si caro Stefano(a proposito grazie per questa tua iniziativa;spero diventi l'inizio di una nuova stagione per la derelitta pallacanestro vicentina)perchè penso sia giusto e doveroso rendere merito a chi per 18anni!!(sono tanti),prima ha salvato la pallacanestro vicentina,venduta allora al miglior offerente,poi l'ha fatta crescere e resa una realtà(soprattutto a livello giovanile),davvero di qualità. Non lo faccio nè per nostalgia,nè per polemica,ma penso che per poter ricostruire qualcosa di importante a Vicenza,chi ha lavorato(non si è divertito o passato il tempo),come noi nel VBG,deve portarsi in dote quel modo di organizzare dal punto di vista tecnico ed anche organizzativo una società sportiva.Sono poi d'accordo come d'altra parte sai,su tutti i concetti che hai espresso nelle tue riflessioni. Permettimi però di far nascere un dubbio... Sei davvero convinto che ci sia la volontà per far tutto questo? Le persone a cui ti rivolgi,non sono le stesse che prima non hanno collaborato con il VBG e negli ultimi due anni hanno gioito nel vedere la sua caduta? Non voglio discutere sul perchè e sul per cosa,ma la sensazione è quella di persone poco inclini alla costruzione collettiva di un progetto importante,perchè interessate solo a mantenere il loro ruolo preminente anche se in realtà di mediocre spessore sportivo.Comunque penso sia giunto il momento di far nascere a Vicenza un progetto che accomuni tutte le piccole società per poter costruire un progetto serio e professionale che permetta alla città di riappropriarsi di questo magnifico sport.

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  4. Ciao e grazie per il contributo al BLOG.

    Avrai notato che ho sempre evitato, nei miei interventi, di parlare di quel che E' STATA la Pallacanestro a Vicenza.

    L'ho fatto essenzialmente per 2 motivi:
    1) Per mettere la classica "pietra sopra" al passato, in quanto la ritengo condizione essenziale per poter perlomeno ipotizzare un progetto condiviso tra le società cittadine.
    2) Perchè quello che mi ha dato dal punto di vista tecnico ed umano quel VBG, nei 14 anni di mia militanza, è stato troppo importante per permettermi un giudizio obiettivo.

    Solo per precisare la mia posizione e, giuro, senza voler alimentare altre discordie, approfitto del tuo intervento per affermare quanto segue:
    Errori ne sono stati fatti sicuramente ma, lasciami dire, se le altre società vicentine non hanno saputo crescere attorno a quel VBG, non può essere stata colpa SOLO di quel VBG!
    I sorrisi ironici e finanche soddisfatti di molti ambienti della pallacanestro Vicentina per la fine INGLORIOSA del progetto di quel VBG, ti confesso, mi hanno fatto molto male.
    Mi hanno fatto male non tanto perchè a quel progetto ho avuto l'onore di contribuire con passione ed entusiasmo ma, soprattutto, perchè mi hanno dato l'impressione di essere frutto di un rancore e di una invidia covati per anni ed alimentati, secondo me, anche dalla consapevolezza di non essere stati in grado di emulare o, perchè no, migliorare ciò che quel VBG stava offrendo alla nostra città.

    Ora però BASTA! Dobbiamo veramente saper chiudere quella stagione.
    Quel VBG non c'e' più e, quindi, liberi da ogni alibi, tutti noi abbiamo l'obbligo di dimostrare cosa siamo in grado di offrire alla NOSTRA Pallacanestro.
    Probabilmente, guardare alle vicende di quel VBG senza alcun preconcetto, potrebbe servirci per replicarne i molti aspetti positivi e, in fondo, anche ad evitare di commettere gli stessi errori.

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